ROUND 10 - BARBIERE PER HOBBY
Mi iscrissi a scuola, per diventare un barbiere. No, fermi: in Italia non puoi diventare (solo) barbiere. Devi prima diventare “acconciatore”, ovvero sia un parrucchiere per donna che un parrucchiere per uomo (quest'ultimo termine lo odio, sarò ora e per sempre un barbiere), e poi scegliere cosa fare delle due cose. Io questo non lo sapevo e quando mi spiegarono che avrei dovuto imparare a passare anche i colori, a montare i bigodini della permanente, in quel momento stavo per svenire. Che leggi del cavolo! Se la mia passione è modellare barbe, fare rasature e tagli maschili, perché dovete costringermi a fare altro? Un altro ostacolo sulla via, ma non sarà di certo questo a fermarmi.
Il primo anno di scuola passa veloce. Ho trovato un compromesso col lavoro: mi alzo prima la mattina (alle 5.30 invece che alle 7.30), finisco il giro dei clienti alle 13.30 e alle 14.00 sono a scuola. Sopporteranno tanti miei ritardi, di questo ed altro sono loro grato: non sarei qui oggi e la mia vita non sarebbe cambiata.
La scuola diventa un piacevole svago dal lavoro, il quale diventa sempre più stressante invece. A scuola faccio casino come è nel mio personaggio, ogni tanto mi cazziano, sempre, ma c'è qualcosa di diverso rispetto alle superiori. Qui mi incoraggiano a fare, tirano fuori il mio lato creativo. Per la prima volta mi trovo a fare quello che mi dicono di fare, senza sentirmi oppresso. Mi prende talmente tanto a bene andare a scuola che smetto anche di fare casino durante le lezioni. Mi invento una geniale operazione di marketing: dopo l'orario di scuola faccio venire i miei amici a tagliarsi i capelli. Gratis.
E' un successo: ogni pomeriggio ho almeno 5/6 persone da tagliare, i proprietari di scuola mi sopportano che faccio loro chiudere scuola quasi sempre alle 20, ma comincio a fare miglioramenti inevitabili. E poi rimanere a scuola dopo l'orario, solo maschi, è uno spasso: senza femmine si possono dire parolacce, si può bere birra, mangiare la pizza e soprattutto ruttare! E' sì, perché di quello sono un campione, stimato da tutti i miei amici. Qui comincia a definirsi bene nella mia testa l'idea che ho oggi del barbiere e della barberia, o del Barbershop, come lo chiamano gli americani: un luogo costruito dagli uomini, per gli uomini, dove questi si sentono a loro agio e non devono limitarsi ne comportamenti o sopportare la puzza di ammoniaca delle tinture per capelli.
A volte a scuola capitava che qualche prof mi riprendesse: una volta la prof Patrizia mi beccò a impugnare le forbici con pollice e indice. Mi cazziò (si prendono con pollice e medio!), ma a me le cazziate servono, perciò grazie per sempre, Patty. I titolari capiscono che, al di là di quella “capa pazza” che possiedo, c'è anche del talento in me e mi incoraggiano. Grazie a loro conosco gli Schorem, i mitici barbieri di Rotterdam, conosco lo stile nordamericano, il “cool barber” Pacinos, conosco Bullfrog, la barberia di Milano dove lavora un ex allievo di cui si parla tanto a scuola, un tale Gino Coviello. Tenetelo a mente, tornerà utile.
Grazie alla mia scuola conosco Maurizio Saccoccio, che lavora lì come formatore. Quando lo conosco ha una 30ina d'anni, ne dimostra il doppio con quella sua barba incolta (ti voglio bene Mauri), ma soprattutto è un barbiere che sprizza passione per questo lavoro da tutti i pori. A Itri, 20 chilometri da dove vivo io, ha una sua barberia, Barberia Saccoccio. La prime volta che ci entro mi innamoro: voglio lavorare lì!
Dentro mi ci trovo a mio agio: l'arredamento curato nei minimi dettagli, i millemila prodotti “per l'uomo” esposti, i profumi, il clima che si respira. Un giorno voglio una mia barberia così. Maurizio mi conosce a scuola e dopo pochi mesi mi offre un lavoro. Rimango da lui per 6 mesi, poi devo a malincuore rinunciare. Non riesco più a farcela con le forze, tra lavoro alla Doma, scuola e lavoro in barberia. Sto per crollare fisicamente e mi fermo un attimo prima. In quei sei mesi Maurizio mi insegna tutto: da come si tratta un cliente, a come rivendere i prodotti, corregge i miei errori sulla sfumatura e mi permette di fare tantissime rasature barba complete. Soprattutto mi dà fiducia, mi mette in mano i suoi clienti, raramente deve sistemare qualche mio lavoro, mi sprona a lavorare in maniera autonoma, senza chiedere aiuto a nessuno.
In barberia da Maurizio scatta la molla: fare il barbiere non sarà un hobby, comincio ad avere la consapevolezza che questo sarà un lavoro, il mio lavoro. Parecchi mesi dopo, quando lascerò il mio lavoro alla Doma (prossimo round), Maurizio mi richiamerà: “Vieni? Torniamo a lavorare insieme?”. Una delle decisioni più difficili della mia vita sarà dirgli di “no”. Il perchè lo scoprirete nell'ultimo round.
Tante cose sono cambiate nel frattempo, so che Maurizio c'è rimasto un po' male o forse un po' se l'è presa. Se leggerà questo libro, e sì che lo farà, voglio dirgli che gli voglio bene e che a lui devo tanto. E' una persona speciale come poche se ne incontrano. Ma la mia vita sta per prendere un'altra direzione.