ROUND 11 - SALTO NEL BUIO
A Dicembre del 2015 sono ufficialmente nel pieno di un esaurimento nervoso.
Ho iniziato da 3 mesi il secondo anno di scuola, ma ormai non riesco più a conciliare lavoro e scuola.
Ho fatto una cazzata: quando ho iniziato a venire a scuola, non ho detto nulla ai miei titolari della Doma.
Anzi, ho fatto di tutto per tenerlo nascosto.
Non volevo che sapessero mi stessi organizzando per un'altra strada, avevo paura la prendessero male. E invece loro l'hanno presa male quando hanno saputo che glielo avevo tenuto nascosto.
Mi controllavano il furgone tutti i giorni e ogni motivo era valido per cazziarmi.
A Dicembre mi comunicano che cambieranno la ragione sociale della ditta e che sarò assunto con un contratto di 6 mesi con la nuova ditta.
Per me cambiava poco, stesso lavoro, stessi soldi.
Anzi, meglio. Fra 6 mesi finisco e non rinnovo il contratto, ormai ho deciso.
Devo dare una svolta, cominciare a prendere seriamente l'idea che “sarò barbiere” e così mi guadagnerò da vivere per il resto dei miei giorni.
A scuola riesco ad andare poco, ma anche lì mi fanno capire che devo decidere.
E io decido: tra 6 mesi salto nel buio, lascio la Doma e vediamo cosa succede.
Manco per il cavolo!
A Febbraio sono esaurito come una merda più di prima!
Non mi reggo in piedi e a Giugno non arriverò vivo.
Un Venerdì pomeriggio, più sclerato del solito, prendo il coraggio e vado a parlare con i miei capi della Doma.
Parlo loro col cuore in mano, ho 26 anni ormai, voglio realizzare il mio sogno, che è un po' quello di tutti: fare un lavoro che mi piaccia. Sono stato bene alla Doma, mi avete dato tanto, ma ormai non ce la faccio più ad andare avanti.
Lasciatemi interrompere il contratto da oggi! Già mi immagino la loro reazione, mi diranno di no.
E invece trovo un po' di umanità, il mio capo mi capisce e dice che troverà una soluzione. Ho affrontato questa cosa da persona matura, ho parlato in faccia e a qualcosa è servito: sono libero!
Vado via dalla Doma, con un misto di felicità e malinconia in corpo.
No, non mi dispiace andarmene, ma mi dispiace aver detto loro, da un giorno all'altro, che volevo smettere senza aver dato loro il tempo di trovare un sostituto.
Chissà come ce l'avranno con me adesso!
Esco dagli uffici, sto per andarmene, ma mi accorgo di aver lasciato le chiavi dentro. Ritorno in ufficio e trovo i miei ex capi che aprono una bottiglia di spumante. Sul tavolo c'è una torta.
“Ma che fate? Festeggiate perché me ne vado?”, faccio io.
“Ma no, ma no, Potolicchio, festeggiamo il cambio di società! Ma si figuri se festeggiamo perché lei ci lascia!”.
Non ci ho mai creduto.